BLINDLY DANCING

A soli cinque anni Elena si avvicina all’arte della danza e con il passare del tempo ne comprende il grande valore. Nell’età adolescenziale infatti è proprio puntando sul suo talento artistico che riesce a sopportare il peso delle critiche, del bullismo, degli sguardi curiosi, ma più spesso cattivi, dei coetanei ed ancora peggio degli adulti.

Continua a studiare fino a quando nel suo percorso incontra Anthony. Insieme i due giovani si diplomano come maestri nei balli di coppia presso l’Associazione Nazionale Maestri di Ballo; partecipano a diverse competizioni sportive, prima come amatori e poi da professionisti.

Proprio nel periodo degli allenamenti Elena cade in un profondo sconforto, non riesce ad eseguire alcune parti delle coreografie di gara, e fu così che quell’arte che per la prima volta nella sua vita l’aveva fatta sentire importante per il suo talento e non per via del suo aspetto fisico, era diventata un ulteriore ostacolo da superare. Anthony allora sceglie di calarsi nel mondo di Elena provando a ballare bendato e la coppia si accorge che danzare nel buio li aiuta a svolgere passi e coreografie che fino a poco prima sembravano impossibili: cambia il modo di sentire, quello di comunicare, la concezione dello spazio e del tempo.

Il loro esperimento prende il nome di Blindly Dancing e si trasforma in un vero e proprio progetto di sperimentazione del buio attraverso la danza, il gioco, i percorsi sensoriali e la testimonianza della vita di Elena. In 3 anni sono state coinvolte in questa sperimentazione oltre 250.000 persone in tutto il mondo senza alcuna distinzione di sesso, razza, età e capacità fisica o psichica. Elena impara a raccontare di sé, della sua storia ed inizia finalmente a comprendere il motivo della sua diversità. Parlando di sé stessa avrebbe potuto cambiare il mondo!

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